Lucia, elogio alle donne ostinate, di Simona Boni
“È più difficile onorare la memoria dei senza nome che quella degli uomini celebri, inclusi poeti e pensatori. Alla memoria dei senza nome è dedicata la costruzione storica”
Walter Benjamin
ALLA MEMORIA DELLE SENZA NOME E’ DEDICATA QUESTA CREAZIONE
Tutto inizia con un fatto storico: nel 1943, dopo lo sbarco delle truppe americane sulle spiagge del Golfo di Salerno e in seguito a un massacro sanguinoso, la regione è interamente cosparsa di corpi senza vita. Mentre i cittadini si abituano a evitare certi sentieri per non vedere i cadaveri, Lucia Pisapia Apicella non può accettare questo cieco atteggiamento collettivo né l’anestesia derivante dalla guerra.
Contro il parere delle autorità politiche e religiose, e nonostante la disapprovazione di molti abitanti, decide di occuparsi personalmente dei resti di tutti quei giovani, di prendersene cura e di identificarli, per poterli restituire ai loro cari.
Di estrazione popolare, questa Antigone contemporanea cerca i corpi, li pulisce, li dispone, ne ricerca i nomi…
A proprie spese, restituisce un’identità, una dignità e una fine, affinché i vivi possano elaborare il lutto e l’ultima parola sia quella della vita.
Lucia riuscirà a recuperare più di 700 corpi, e molti di loro saranno restituiti ai cari.
Attraverso il personaggio di Lucia, voglio mettere in luce un’eredità femminile libera da stereotipi e dall’invisibilità.
Voglio parlare degli invisibili e di donne eroine nell’ombra.
In un mondo in cui, ancora oggi, le minoranze vengono zittite o annientate, in cui la parola e l’espressione sono rubate e il canto proibito… sento profondamente il bisogno di uno spazio di luce, dove ciò che è stato dimenticato, rubato, estirpato, violato, sacrificato e messo a tacere riemerge con la stessa potenza dei vulcani.
Esempi di questo sono:
• Lucia, che si è dedicata come una madre ai corpi dei soldati caduti.
• Le combattenti italiane, curde, afghane… ogni combattente con arma o senza, portatrice di messaggi o infermiera improvvisata: Virginia, Annita, Sima, Nesrin, Anya, Sunita.
• Cristina Cattaneo, la medico legale che ha identificato migliaia di vittime nel Mediterraneo.
• La donna senza nome che ha tentato di attraversare il Mediterraneo con un pensiero fisso: “essere libera o morire.” Si chiamava forse…Rahel?
• Harriet Tubman, che due secoli fa è scappata dalla casa del suo padrone e proprietario per essere libera, unendosi poi ai movimenti per l’abolizione della schiavitù e liberando centinaia di chiavi.
• La prostituta turca senza nome che è fuggita dalla famiglia incestuosa e da un matrimonio forzato….si chiamava forse Leila?
• La donna Afgana che osa cantare ….Maryam?
• Maria Reiche, la “colei che spazzava il del deserto,” che ha dedicato la sua vita a grattare, scavare, pulire le linee nel deserto di Nazca, in Perù, per rivelare gli enormi disegni lasciati dagli antenati.
Queste figure sono fari di resistenza e memoria, testimoni di lotte che hanno aperto strade e continuano a farlo.
CREAZIONE PER IL TEATRO
LUCIA, ELOGIO ALLE DONNE OSTINATE
Lucia, elogio alle donne ostinate si colloca nella continuità della linea artistica della compagnia Grasparossa, in un universo narrativo che permette di incarnare personaggi ispirati alla vita vera. L’uso della parola vera subito dopo vita è voluto: non si tratta di realismo, perché l’obiettivo non è mostrare la realtà nella sua cruda concretezza, ma partire da essa per proiettarsi verso un mondo più grande.
I personaggi scelti e interpretati sono sognatrici ostinate, pragmatiche all’estremo e spesso etichettate come folli. Tracciano la realtà secondo la loro visione, senza esitare a seguire direzioni tenaci e opposte alla maggioranza, per lasciare nel loro passaggio…..come direbbe il poeta “una goccia di splendore, di umanità, e verità.”
La maggioranza non è sinonimo di verità.
Queste donne scavano, grattano, cercano, rivelano. Con pazienza e determinazione, affrontano la paura per far emergere l’invisibile, per riportare alla luce ciò che è stato nascosto o dimenticato.
Scavano e rivelano per un’urgenza di verità e libertà, anche a rischio della propria vita.
Come portare questa ricerca sul palcoscenico?
Attraverso le parole e le immagini.
Un lavoro multiforme, in cui il testo si intreccia con l’arte visiva, proposta al pubblico tramite proiezioni per offrire un’esperienza immersiva e poetica.
DUE NARRATRICI SUL PALCOSCENICO
Una manterrà il filo rosso del racconto, dando la propria voce, la propria pelle, i muscoli e le ossa a diversi personaggi. Attraverso il suo corpo, incarnerà le storie, le emozioni e le esperienze cercando un legame profondo con il pubblico.
L’altra si esprimerà attraverso le immagini. Utilizzando le proprietà plastiche, fluide ed effimere della pittura, dello scratchboard e del Sand-art, realizzerà immagini in movimento.
Queste forme artistiche permetteranno una comunicazione con ciò che non è tangibile, con le
dimensioni invisibili delle storie raccontate e talvolta con l’aldilà.
L’artista con cui ho deciso di lavorare sul palco si chiama Chiara Scarpone. Si tratta di una artista cantante. Le tecniche che utilizza sono tecniche di sottrazione come : lo scratchboard, la linoleografia e l’animazione con la sabbia che svilupperà all’interno di questo progetto. Rimuove materiale per far emergere l’immagine, graffia il nero per far uscire la luce.
Con un tavolo luminoso su cui la ripresa viene effettuata dall’alto e poi proiettata su uno schermo.
Lei graffia, scava, sfrega.
Graffia l’oscurità, graffia l’oscurità, rivela l’immagine che è nascosta dietro, rivela la luce.
Giocheremo con ombre e luci attraverso la sottrazione del colore o lo spostamento della sabbia, come un archeologo che rivela ciò che è nascosto sotto strati di terra.
Voglio portare parole: graffiare, scavare, strofinare, per rivelare i percorsi di queste donne ostinate che hanno saputo dire no al crimine e alla disperazione.
Sono portatrice di questo progetto in qualità di autrice e attrice.
In questo lavoro che parla di donne che graffiano, che scavano, che frugano e che riportano alla vita, il testo che scrivo e che porterò cercherà il suo prolungamento nel corpo, nel gesto e nel movimento.
Sarò LUCIA, colei che fruga, che graffia e che rivela, quel gesto che dalla morte riporta alla vita; il corpo andrà oltre le parole attraverso un movimento portato verso una “coreografia”.
Parlerò delle diverse donne, ognuna di esse diventando una parte di questa luce//Lucia.
Lucia sarà il personaggio che rappresenterà ciascuna delle donne ostinate a cui ci riferiamo. Lucia non sarà solo la madre che cerca i suoi figli morti in guerra, scomparsi tra le montagne intorno a Napoli o nell’oceano che bagna l’argentina. Lucia sarà anche la combattente italiana, curda, siriana; sarà la migrante in cerca di libertà, sarà l’eroina in fuga, sarà il medico legale che identifica le vittime del Mediterraneo per sete di giustizia, sarà la prostituta turca che è fuggita dalla sua famiglia incestuosa e da un matrimonio forzato, sarà la donna afghana che osa cantare.
Per scrivere la storia oltre la storia, quella che non è accaduta, che è stata rubata o dimenticata.
Disegno di copertina di Chiara Scarpone
Per sostenere il progetto visita la pagina seguente:
Lucia elogio alle donne ostinate