Libri

Giuseppe Filippetta, La Repubblica senza Stato, Feltrinelli 2024

 

[…] Il formarsi della costituzione economica di cui parla Carli comporta la disapplicazione della Carta costituzionale nel suo nucleo essenziale di programma di liberazione e di emancipazione che funzionalizza a fini sociali le libertà economiche dei privati. A sua volta, come a cascata, questa disapplicazione comporta la disapplicazione delle norme sui diritti civili, politici, sindacali e sociali strumentali alla realizzazione di quel programma. Si attiva così, a lavori della Costituente ancora in corso, un potentissimo fattore di negazione della forza normativa della Costituzione e della capacità di questa di condizionare l’indirizzo politico di governo e le attività dello Stato apparato. Un fattore che inizia a dispiegare tutta la sua potenza con il chiudersi dell’esperienza di collaborazione governativa tra sinistre e Dc. Non a caso il significato della fine del tripartito è subito individuato da Dossetti nella messa tra parentesi del programma di emancipazione e di liberazione che è il cuore e l’essenza della Costituzione repubblicana: “Il significato storico del tripartitismo non era tanto la partecipazione al potere dei partiti marxisti […] quanto piuttosto era (o avrebbe dovuto essere) un senso superiore di solidarietà popolare e di coincidenza pratica di sforzi concreti tra i partiti di popolo, per avviare i primi passi di quelle riforme strutturali, capaci di dare un contenuto integrale alla nostra democrazia” […]

Dal capitolo 3

Lo Stato postfascista, invece che farsi repubblicano attuando la Costituzione del 1947, la manda in esilio. Dalla costante disapplicazione delle principali disposizioni costituzionali – e dalla simmetrica e sostitutiva applicazione di norme ereditate dal fascismo e comunque contrastanti con la Carta repubblicana – deriva la forma dello Stato centrista, che è Stato forte (dotato di assoluta supremazia sui diritti individuali e collettivi), Stato cattolico (che ai valori repubblicani sovrappone quelli della Chiesa) e Stato segreto (che condiziona le dinamiche politiche e sociali attraverso apparati occulti che operano nell’illegalità). 
Giuseppe Filippetta ricostruisce in tutti i loro aspetti – utilizzando documenti giudiziari e di archivio, testimonianze, film, opere letterarie e di arte figurativa, epistolari, monografie e fonti giornalistiche – le norme e le prassi attraverso le quali lo Stato, violando la Costituzione, ha represso il dissenso politico, negato i diritti sindacali e contrastato il libero esercizio dei culti acattolici e, simmetricamente, le mobilitazioni e le pratiche con le quali i movimenti collettivi hanno provato a far vivere la Repubblica e a realizzare i valori fondamentali della Costituzione. La strategia della tensione e le stragi sono state il punto di arrivo del contrasto tra Stato e Repubblica e lo strumento con il quale si è tenuto fermo l’esilio della Costituzione e si sono salvaguardati la supremazia dell’apparato statale sui diritti individuali e collettivi e l’assetto sociale ed economico garantito da tale supremazia.
La Repubblica senza Stato offre una nuova interpretazione sia della nascita della Costituzione repubblicana sia della sua inattuazione e mostra come proprio l’inattuazione costituzionale sia all’origine della strategia della tensione.

Dal risvolto

G. Filippetta, La Repubblica senza Stato. L’esilio della Costituzione e le origini della strategia della tensione, Feltrinelli 2024.

Giuseppe Filippetta è autore di numerosi saggi di storia, diritto costituzionale e storia del pensiero giuridico, tra i quali I costituzionalisti e la Resistenza (2018), Inquietudini della sovranità 1943-1948 (2019), L’eredità della Resistenza (2022), Il sogno di una cosa. Emancipazione, Resistenza, Rivoluzione (2023). Per Feltrinelli ha pubblicato L’estate che imparammo a sparare. Storia partigiana della Costituzione (2018 e 2020).

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