Ludwig Hohl , La salita, Sellerio 2024
[…] Una vita così complicata – di più: una vita così auto-complicata -, durante la quale Ludwig non si è fatto mancare cinque matrimoni, potrebbe mai produrre un testo di un centinaio di pagine, lavorato per quarantanove anni e pubblicato a cinque dalla morte, che è solo un racconto di montagna e basta? Per non parlare del resoconto felice e tragico di un’ascensione.
Preso atto di questa assurdità, ho umilmente riletto da capo La salita, senza mai dimenticare che questo testo vede la luce in una cantina fisica e mentale in cui un uomo di talento decise di rinchiudersi per lavorare sulla scrittura, lavorare sulla scrittura, lavorare sulla scrittura e nient’altro (e, nel poco tempo libero, sposarsi). […]
Dalla prefazione di Davide Longo
Seduti in un rifugio «al punto di congiunzione di due valli», due uomini sono in procinto di affrontare un’impresa a lungo immaginata: scalare, in coppia, una delle vette più minacciose delle Alpi svizzere. Ull e Johann sono due alpinisti profondamente diversi, come diverse sono le motivazioni che li muovono: il primo è alla ricerca di una sfida (con se stesso, con la Natura, con i propri limiti); Johann, invece, ha in mente un’escursione di piacere, impegnativa sì, ma più meditativa.
Dopo poche ore, però, l’ascesa inizia a farsi sempre più dura, i rifugi sommersi dalla neve sono inospitali e sembrano infestati, il vento soffia instancabile, le fioche candele proiettano ombre inquietanti, mentre la montagna incombe su di loro, presenza ostile che li osserva notte e giorno. Cosa fare? Proseguire nell’impresa e affrontare ghiacciai e seracchi, come vorrebbe Ull, oppure venire a patti con i propri limiti e rinunciare, come suggerisce Johann? Ludwig Hohl, l’illustre scrittore svizzero che ha stregato autori del calibro di Dürrenmatt, Canetti e Handke, ha lavorato per quarantanove anni alla stesura di queste pagine, cesellando ogni dettaglio, scrivendo e rielaborando frasi, capitoli, scene.
Come ricorda Davide Longo nella Prefazione, La salita è ben più che una novella di montagna. È un romanzo in cui «le lanterne producono più ombre che luce», è uno «specchio per le allodole, un gioco ben giocato». La narrazione gradualmente muta, si rivela come qualcosa d’altro, e da racconto di montagna fatto di paeselli, fiumiciattoli e valli verdeggianti si fa improvvisamente «fiaba filosofica e paradosso», riflessione acutissima sull’essere umano e sul sublime, sull’amicizia e sulla fragilità della volontà di potenza di fronte a una Natura impenetrabile e indomabile.
Dal risvolto
L. Hohl, La salita, Sellerio 2024. Traduzione di Umberto Gandini. Con una nota di Davide Longo.
Ludwig Hohl (1904-1980) è stato uno dei maggiori scrittori svizzeri di lingua tedesca. Noto principalmente per le sue brevi novelle e per le sue Note, in vita ha ottenuto il Premio Schiller (1970), il Premio Robert Walser (1978) e il Premio Petrarca (1980).