Fascinazioni

Guido Morselli

 

Rito quotidiano. Prendiamo la mattina il nostro giornale all’edicola, e lo paghiamo, senza mai scorgere altro che le mani del giornalaio; il quale se ne sta nascosto, come il ministro di un culto segreto. Il dio che egli serve è incorporeo, ma la sussurrante cortina dietro cui egli siede, ogni giorno più colorita, è la rivelazione.
Aumenta la policromia giornalistica, ed è logico, in ragione diretta della diffusione della stampa. Nei settimanali prevalgono adesso i toni morbidi del rotocalco. In compenso abbiamo le copertine delle riviste a fumetti e, gareggianti con esse in visiva succulenza, quelle dei digest. (Florilegi, o epitomi, in italiano; ma chi userebbe parole che appartengono a un’epoca poco meno che geologica?)
Aumenta, altrettanto naturalmente, l’eteronazionalità. Fascicoli e fogli in lingua inglese o francese sono quasi numerosi quanto giornali ed effemeridi (ancora una parola fossile) nostrani. Nell’idioma di Newton e di Washington si leggono le materie tecniche e le morali, in quello di Voltaire le nostre. Popular Mechanics, The Economist; Les Lettres français, La Femme et la Mode. Di ciò vive, in ciò si esprime l’occidente, delicato sistema di vasi comunicanti esteso dalle Alpi al Pacifico, dal Capo Nord allo Horn. L’Occidente adopera due lingue. E anche questo è necessario, perché la civiltà è fenomeno di natura federativa, e più precisamente richiede l’associarsi di due tradizioni e culture: con buona pace dei nazionalisti. Come non è fenomeno univoco, con buona pace dei filosofi monisti: non s’impernia mai tutta sullo spirito, o tutta sulla materia. Come non è mai tutta ornamento, o tutta sostanza. La civiltà medioevale latino-germanica, comincia insieme coi primi documenti delle lingue del Nord, destinate a convivere coi primi documenti delle lingue del Nord, destinate a convivere per cinque secoli col latino. Tipicamente dualistica è la civiltà classica, e se si parla di assiri e babilonesi, di medi e persiani, non è solo per comodità espositiva. Gli stessi ebrei così schivi di contatti da potersi ritenere gli iniziatori di quel purismo razzista di cui furono poi le vittime, per fondare i simboli visibili della loro nazione dovettero ricorrere a una stirpe diversa. Il tempio e la reggia di Gerusalemme furono costruiti dai fenici. L’età tardo-romantica nella quale viviamo, è gallo-anglosassone. Lombard Street (ultimamente Wall Street) e Rue de la Paix: il primo motore finanziario, e perciò politico, e il centro regolatore del costume (non solo in senso stretto).
L’attività di un terzo del globo vi è legata, si tratti dei rapporti fra i popoli o dei rapporti fra le persone.
Civilisation. Nome diversamente pronunciato da anglosassoni e francesi ma comune agli uni e agli altri. Così la realtà che designa, se ha modi ed espressioni differenti di qua e di là della Manica, di qua e di là dell’Atlantico, rimane intrinsecamente una sola; generata da due tradizioni dissimili ma complementari, e generatrice di una comunanza d’usi, e di una solidarietà di interessi, di cui non si ricorda l’eguale, per ampiezza e per capillare penetrazione nella vita degli individui. Il «corso» dei titoli che compongono il nostro peculio, lunghezza e larghezza delle gonne di nostra moglie, simpatie letterarie di nostro figlio studente del primo anno, sono accadimenti sottoposti, nella loro accidentalità apparente, a precise leggi, che si stanno fissando sulle rive dello Hudson o della Senna. È il caso di dolercene? Di fronte ai pochi che la difendono, questa cultura vede crescere di continuo la schiera dei critici e dei nemici. Nel suo doppio aspetto, di utilitarismo intransigente ed estetico outré, essa soffre di un male ormai antico, l’illusione antropocentrica, l’aver subordinato l’universo all’uomo. Ha però in sé un principio di bene, ossia proprio quella sua attitudine espansiva e comunicativa, contro cui particolarismi e protezionismi si sono mostrati vani. Segni di mutamento, a ogni modo, non ne appaiono; e il secolo del quale dichiariamo tutto dì l’avanzata marcescenza, né si decide a morire, né par disposto a seguire nuovi indirizzi o ispirazioni. Ci si proclami pure spengleriani o marxisti o neoilluministi; la storia va per la sua strada. «Assai meno gli uomini conducono le cose, che le cose non conducano gli uomini»; è vero anche in questo riguardo. […]

 


Da Senso della civiltà, in G. Morselli, Gli ultimi eroi. Tutti i racconti, il Saggiatore 2024.

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