Rainer Werner Fassbinder
Se si ha l’amore in corpo, non serve giocare al flipper. L’amore esige una tensione tale che non c’è più bisogno di rivaleggiare con una macchina, con la quale del resto non si può che perdere. C’è una donna immobile sotto la pioggia, segno che il suo amante l’ha lasciata. Lei non ce l’ha fatta, ecco il punto, a legarlo a sé. L’amore costa fatica, proprio vero. Si è liberi soltanto nelle limitazioni. E non c’è cosa più terrificante dell’aver paura del terrore. Detto altrimenti: essere lasciati non ti fa piombare nella solitudine come quando si è presi dall’angoscia che sta finendo; perché quell’angoscia evoca un clima in cui tu hai addosso l’angoscia del terrore. Sarebbe bello smontare la cosa nei suoi particolari, e poi rimontarla come prima. Bisogna sempre partire dalla situazione in cui si è. Non aver utopie è già un’utopia. Sognare un amore vero è proprio un bel sogno, ma le stanze hanno sempre quattro pareti, le strade sono quasi tutte asfaltate e per respirare c’è bisogno dell’ossigeno. Già – la macchina è il frutto perfetto della mente. Io ho deciso di ricominciare a giocare al flipper, e lascio vincere l’aggeggio, che importa, alla fine sono io che vinco.
Marzo 1971
R. W. Fassbinder, I film liberano la testa, Ubulibri 1988. A cura di Giovanni Spagnoletti.