Fabia Ghenzovich
Inverno
Varda Venessia, massima
de inverno, proprio drento l’ocio
de la so luse, ti podaressi
veder l’Eterno.
Inverno
Guarda Venezia specie / d’inverno, proprio nell’occhio / della sua luce, potresti / vedere l’Eterno.
*
La Catanegài*
‘Na zatarìna, ‘na candela
impissàda per ogni morto
negà, per ogni putèlo
desmentegà drento el pantàn
del fondo, tra le rive
del Sile, la restìa, la Catanegài
i la ciama, i vivi e i morti smarìi
soto aqua, dove la zàtara
la se ferma, de novo catài
dal scuro fin a la luse
de un nome pronunzià – la luse
la tanta luse de oci
de le mame.
La Catanegai
Una zatterina, una candela / accesa per ogni morto / annegato, per ogni bambino / dimenticato nel pantano / del fondo, tra le rive / / del Sile, la schiva, la Catanegài / la chiamano, i vivi e i morti smarriti / sotto acqua, dove la zattera / sosta, di nuovo portati / dal buio fino alla luce / / di un nome pronunciato – la luce / la tanta luce degli occhi / delle madri.
* La Catanegài, personaggio mitico femminile nei racconti della zona del fiume Sile, che riesce a far ritrovare i corpi dei bimbi annegati, affidando alle acque del fiume una zatterina con una candela accesa.
F. Ghenzovich, Se ti la vardi contro luse, Supernova Edizioni 2018.
Bellissima,
grazie anche se strazia,
perchè io dell’Eterno, proprio là
e proprio alle soglie dell’inverno,
ne incontrai lo sguardo;
offeso forse ormai dalla mia disillusione
scelse la sua breccia migliore,
mentre credevo d’avere visto il meglio,
nell’attimo indifeso del principio del ritorno,
a Santa Lucia già sopra a un treno
lo sorpresi a guardarmi in volto
fissando per sempre il suo mistero.
Grazie Roberto Mattei, anche la sua è poesia che sa cogliere il mistero. Se guardo Venezia tra sogno e realtà, ormai degradata, non posso non cogliere il fascino misterioso, che questa mia città dona nei suoi silenzi senza tempo. Grazie a lenatureindivisibili per lo spazio che mi ha dedicato.