Vincenzo Cardarelli
Tempi immacolati
Una volta, su questo mondo,
il beneficio che avevo
era immenso e ignorato.
Non sospettando l’ampiezza
ed il pericolo dei miei appetiti,
godevo le cose più rare
e pregne di soddisfazione.
Le mie allegre curiosità
non erano state ancora
dalla coscienza scoperte e turbate.
Tra me e le ore
vigeva un accordo esatto.
Potevo anche sparire
e dimenticarmi,
ero sicuro che al momento scritto
non avrei perso l’entrata.
E se mi ricordo che già,
in quel tempo così naturale,
estremamente inclinato
a fidarmi e aspettare,
andavo con mite follia
ammettendo impossibili ubiquità
e visite miracolose,
è perché tutte le cose
hanno un passato e un presentimento:
anche il mio male di ora.
Ma sono stato avvertito
in forma di sussulti,
ho conosciuto l’ignoto
trepestío delle sosprese
che neanche si sognano,
e la dolcezza dei connubi che strappano,
prima del disinganno,
la sua potenza all’amore!
Quand’è che una tale grazia
ha cominciato a finire?
Noi non possiamo seguire
le oblique magíe del tempo.
Il tempo è dietro di noi,
ma come fondo che non appare,
a questa, che è la vita,
azione di contrasti
nel vuoto.
Impercettibile come
l’ordine che si muove,
infallibile e retto come il male,
non distoglie le cose e non le affronta:
si contenta di sfiorarle.
E questa piaga che mi s’è scoperta
sull’anima insensata
quando nacque era appena
una volatile impronta
delle sue dita.
E ora! Già sono passato,
viandante disorientato
al mio stesso paese,
messo in sospetto dalla realtà,
acquisito agl’inganni,
con tutto il destino degli anni
a venire già bell’e tramontato
nel ricordo di quelli che ho vissuto.
V. Cardarelli, Poesie, Mondadori 1960.