“Ematomi di luce” per Ivano Ferrari
Ieri 28 aprile 2022 è morto Ivano Ferrari. Ieri non è morta la sua poesia. Lo ricordiamo qui con un testo di Domenico Brancale con il quale ha condiviso le letture di Macello e Rosso epistassi nella libreria Modo Infoshop di Bologna.
EMATOMI DI LUCE
per Ivano Ferrari
di Domenico Brancale
Fu una donna a parlarmi di Ivano Ferrari
ancora risuona il clitoride
dentro ciò che non potrà mai smettere di essere
per uno come me
M A C E L L O
ancora risuona il gancio ficcato nella passione
SITUNNE SI TUNNE
MATOMMELUKE RRATARE RRATERE
PISTASSE
il poeta è responsabile del proprio volto
fino a sfigurarsi
essendo veli
Se non è canto è sangue
quanto sangue ha dovuto perdere
per lasciarsi dietro queste poesie?
Quanto sangue
i Signori
Van Gogh
Artaud
Bakunin
Trakl
Rimbaud?
quale pugno ha dovuto sferrare contro la storia?
quale carezza sfiorare la pelle dell’esistenza del poeta?
Rosso epistassi
Epistassi
Epistassi
l’emorragia ha solcato il verso della sua azione
ha svuotato il bidone dell’anima
dalla merda del proprio abisso
ora non resta che
un ematoma
di luce
che cancella il mondo
SKROFENE SKROFENE
RATTERE MMENNARE
RATTERE MMENNARE
questo poeta non pretende a ogni parola di essere poeta
non esige nessuna prova
è schiacciante
Occorre variamente affidarsi al dolore
impedire alla poesia di raccontare
la parola di Ferrari
questa raffica che sferza il tempo
s’incista
sonagliera pietrosa di versi
deflagrazione del cuore
inchiodato nelle mani
una parola
sorpresa in pieno slancio
in volo
in grido
MUTA MUTA MUTA
mentre scaturisce
come se non avendo potuto attendere
braccata ai suoi albori
fosse stata costretta a scaraventarsi sulle scogliere delle cose
a scattare
d’urgenze
una resistenza
una forza esplosiva
un intralcio
una rottura
precipitazione delle infinite meditazioni
che non assolvono l’animale
quale carcassa mi attende?
le parole uccidono e si è sempre in casa da soli
PISTASSE DIGORE
ZANGHE ZANGHE DIGORE
ITIRRE
ITIRRE
ITIRRE
voci
voci come spettri
in carne e ossa
esiliate alla nascita
all’anagrafe
la voce dell’uomo in cui la parola muore
dopo l’assalimento dei pensieri
dopo la scopatina al pensiero
riemerge
dura
proprio dove le crepe
svolgono il ruolo della dolcezza
Come te
mi ammucchio smarrito
sul catrame
alla pecori
a o per le strade
l’idiota non ha tempo per il futuro
insegue a piedi l’eternità.
qui la saliva ha un riverbero che affattura l’impostura
tutta in bocca la poesia cigola sui denti
omofonica
qui lo sputo deflagra in un’artiglieria di passioni
SCIAFFATE SCIAFFATE SCIAFFATE
PUSSE
solo chi ha paura prova l’orgasmo
e qui
Sì
proprio qui
cola dal naso
il cammino di carne di Ivano Ferrari
in questa pozzanghera chiamata mondo
dove posano il culo
coloro che
vorrebbero farmi credere di amare
proprio qui
qualcuno continua a rivoltarsi
nella notte del fango
che sbianca a ogni contrazione
proprio qui i miei occhi
lo dicono per la prima volta
con tutta la cecità lo dicono
e s’immergono nei tre versi
che pianti nel midollo
Nebbia, branchi di alberi si contendono
il corpo albino della terra
la scorza pallida del ghiaccio alopecia il resto.
bisogna scagliarla
la pietra del volto
tra le membra
e smembrarsi
e più di te
essere poeta
tu che l’hai inchiodato.
(I testi citati in corsivo sono di Ivano Ferrari)
Apprendo qui e ora della morte di Ivano Ferrari: mi dispiace enormemente. Grazie per questo ricordo.